Gli ungulati sono mammiferi che appoggiano il proprio peso corporeo sulla punta delle dita e che hanno perciò sviluppato le unghie come degli zoccoli e rese adatte alla corsa e al salto.
Cervo, daino, capriolo e cinghiale sono gli ungulati più diffusi in Italia. Mentre il cinghiale è ben conosciuto, sugli altri tre invece c’è ancora della confusione. Cervo, capriolo e daino appartengono alla famiglia dei Cervidi. Possiedono caratteri biologici e soprattutto morfologici molto differenti tra loro; la principale differenza consiste nelle dimensioni, infatti il cervo è di taglia molto più grossa rispetto al capriolo, mentre il daino è una via di mezzo.
I palchi, comunemente ed erroneamente chiamati corna, sono la seconda grande differenza tra le tre specie. Quelli di cervo sono molto grandi e i più ramificati, quelli del daino sono a forma di pala, mentre quelli del capriolo sono piccoli e con al massimo tre punte.
Cervo e capriolo hanno il mantello di colore uniforme (marrone-rossiccio d’estate e marrone-grigio scuro d’inverno), mentre nel daino si può presentare in diversi modi: il più comune è il pomellato (marrone con macchie bianche laterali), melanico (marrone scuro tendente al nero), totalmente bianco (non albino, perché gli occhi sono scuri) e isabellino (giallastro).
Infine, lo specchio anale, ossia il pelo che ricopre il posteriore e che comprende anche la coda. Nel capriolo è bianco acceso a forma di fagiolo nei maschi e a forma di cuore nella femmine, poiché queste ultime presentano un ciuffetto di peli che scende verso il basso, detto “falsa coda”. Nel daino è bianco bordato di nero e con la coda nera relativamente lunga. Nel cervo è tra il bianco sporco e il marrone chiaro senza coda.
Una cosa che accomuna tutte e tre le specie sopra descritte è il fatto che i cuccioli vengono lasciati soli in mezzo all’erba alta, mentre le madri sono nelle vicinanze a nutrirsi, recandosi da loro varie volte per allattarli.
I cuccioli (cerbiatto per il piccolo di cervo, capriolino/caprioletto per il capriolo e dainetto per il daino) sono molto simili in tutte e tre le specie, presentano infatti il mantello pomellato fino ai 3 mesi d’età. Non emettono nessun odore e si difendono mimetizzandosi: finché stanno fermi e zitti nell’erba alta sono completamente invisibili ai predatori.
Non hanno quindi nessun bisogno di aiuto!
Accarezzare o anche solo toccare questi animali, che rimarranno immobili solo perché terrorizzati dalla nostra presenza, significa condannarli a morte, in quanto gli imprimeremmo indelebilmente il nostro odore rendendoli irriconoscibili alle madri che smetteranno di allattarli.
Anche se a prima vista può sembrarci solo e in difficoltà e l’istinto sarebbe quello di aiutarlo, occorre ricordarsi che la madre è nelle vicinanze e che la miglior cosa che possiamo fare è di allontanarci immediatamente.
Addirittura c’è chi li preleva per portarli alle autorità competenti o peggio ancora, per allevarli come animali da affezione, senza sapere che il prelievo di animali selvatici dal territorio è un reato penale e che se i cervidi vengono allevati dall’uomo, è molto difficile restituirli successivamente al mondo selvatico, pertanto col nostro comportamento irresponsabile li condanniamo a una vita intera passata all’interno delle recinzioni e a un destino di cattività!
In caso incontriate durante le vostre escursioni, animali evidentemente feriti contattate i numeri di emergenza (1515) oppure quello del più vicino centro di recupero di fauna selvatica, sempre senza avvicinarsi troppo e senza toccarli.