Il freddo, il buio e le piante prive di fogliame fanno sembrare il bosco morto e immobile, ma è così solo a prima vista.
Come si sa, le piante non muoiono d’inverno, ma anzi, adottano complesse strategie di sopravvivenza, tra cui il rallentamento delle loro funzioni vitali fino all’arrivo della bella stagione e l’aumento della concentrazione di zuccheri nella linfa per evitare il congelamento.  Le piante sono in grado di misurare la durata del giorno e della notte attraverso una sostanza chiamata Fitocromo. Inoltre, possono determinare la somma delle ore con temperature al di sotto di un certo grado (in genere + 7°C), per valutare la fine dell’inverno e la vicinanza della primavera. Dalla combinazione di queste due informazioni prende origine il processo di uscita dalla dormienza.
Esistono alcune piante che non solo vegetano, ma addirittura fioriscono proprio in questi mesi freddi e uggiosi, donando al bosco macchie di colori delicati.

Alcuni esempi sono gli ellebori, i bucaneve e le primule.

L’Elleboro, presente in Emilia-Romagna con 3 specie (Helleborus foetidus, niger e viridis), è una ranuncolacea velenosa per la presenza di “elleborina” e altre sostanze tossiche e velenose, ma è anche il fiore più presente nei nostri boschi da gennaio ad aprile.
L’Elleboro nero (Helleborus niger) è conosciuto anche col nome di Rosa di Natale, perché il suo fiore ricorda quello della rosa canina ed è bianco, mentre il fiore degli altri ellebori è verde. Quello dell’Elleboro puzzolente (Helleborus foetidus) ha petali verdi col bordo rosso scuro ed emette un odore poco invitante.
La pericolosità di questa pianta era nota già in epoca antica e infatti veniva sfruttata per questa ragione. Fu addirittura definita come prima arma chimica della storia delle guerre.

Il Bucaneve (Galanthus nivalis) è forse il fiore invernale più conosciuto, quello che tra febbraio e marzo sfida ghiaccio e neve per essere impollinato. Una leggenda narra che fu questo il primo fiore visto da Adamo ed Eva dopo la loro cacciata dal Paradiso terrestre. Camminavano sconsolati in una rigida giornata d’inverno, rimpiangendo i prati fioriti dell’Eden, quando un angelo che li seguiva si impietosì e soffiò su alcuni fiocchi di neve che si trasformarono in candidi fiori di Bucaneve.

La Primula (Primula vulgaris) deve il suo nome al latino primus per indicare la precocità di fioritura che avviene subito dopo la scomparsa della neve, quando nei prati comincia a comparire l’erba. I suoi fiori giallo pallido ingentiliscono il sottobosco bruno invernale annunciando l’arrivo della primavera.